Una MT alla ricerca della Pietra Perduca (Percorsi insoliti e dimenticati: 2° puntata)

Se a meno di una settimana dal Natale vi potete permettere di andare a vedere il tramonto  su due “insolite ed inattese vette piacentine” capaci di evocare suggestioni, magiche riflessioni e splendidi paesaggi, potete star certi che il clima è quest’anno davvero pazzerello. 
Lasciandoci alle spalle le previsioni del tempo, inforchiamo la MT07 e il vostro Motostoryteller vi porterà a scoprire un posto meno conosciuto di quanto meriti. 
Un tuffo nel mistero, in luoghi intrisi di magia celtica e pagana, di una natura prodiga di regali e di scenari mozzafiato.
Il nostro viaggio ci porterà alla ricerca delle Pietra Perduca e della Pietra Parcellara, due massi erratici, che svettano tra i colli piacentini, ricchi di storia e affascinanti misteri. 
Alla ricerca della Pietra Perduca (ph. Motostoryteller)
Pronti? Si parte...
Questo mototour esoterico si innesta sulla traiettoria principale del percorso che porta da Piacenza a Bobbio, uno dei tragitti più amati dai bikers italiani, che nella bella stagione s i riversano numerosi su questa SS45, la route66 piacentina, sapendo che valicando l'Appennino ligure si apre l’approdo per portare le nostre due ruote sulle spiagge ghiaiose che si affacciano sul mare. Chissà quanti di voi hanno percorso questa strada, ma non tutti sanno che un piccola deviazione, vi porterà in un luogo magico.
Partendo da Piacenza e arrivando a Rivergaro si prosegue per qualche km sino a quando sulla destra trovate l’indicazione per Travo e per la Pietra Parcellara, intesa come riserva naturale, considerando che di lavoro faccio lo scrittore naturalista e la guida ambientale oggi sento che mi troverò a mio agio.
Il passaggio sul ponte che conduce a Travo ci permette di ammirare il fiume Trebbia, in un tratto in cui i ghiareti sono ancora ampi e costituiscono una piacevole vista di un corso fluviale che non è mai ricchissimo di acqua. 

Il ponte sul Trebbia verso Travo (ph. Motostoryteller)
La limpidezza delle acque delle stesse hanno reso celebre questo fiume che nel periodo estivo, nei tratti vicino a Bobbio (più a monte) si trasforma nel mare dei piacentini, con pozze verde-smeraldo che regalano il fresco tanto cercato, per sfuggire alla calura estiva.
Ma oggi siamo a dicembre a pochi giorni dal natale e il tragitto che ci accingiamo a fare è accessibile in virtù di questo clima davvero insolito.
Passiamo Travo e imbocchiamo una lieve salita e sulla sinistra ci dirigiamo su una stradina che ci condurrà alla Pietra Perduca e alla Pietra Parcellara.
Un tratto tra vigneti, coltivi, praterie e boschetti sino a quando la strada ci offre un’alternativa girare a sinistra.
Le due frecce indicatrici segnano con cartelli marroni le due riserve naturali della Pietra Perduca e della Pietra Parcellara.
Abbiamo due possibilità, se giriamo a sinistra arriviamo ai piedi della Pietra Perduca, proseguendo dritti in salita andiamo in direzione della località La Pietra e arriveremo in quota affiancando la Pietra Parcellara.
Chi arriva fin qui, invero può percorrere entrambe le strade scoprendo altri interessanti spunti di attenzione.
Un breve focus sull’obbiettivo di giornata è necessario.
Queste due pietre appaiono agli occhi dei bikers e degli escursionisti come autentici scogli o falesie che emergono dal mare. Un mare fatto di colli che paiono onde in movimento.
Si tratta di due complessi ofiolitici, costituiti da rocce eruttive che oltre 250 milioni di anni fa, sono “apparsi” affiorando direttamente dal magma. Oggi guardano imperiosi le colline che dolcemente accompagneranno la mia mt fino in vetta.
le silhouettes della Parcellara e della Perduca (ph. Motostoryteller)
La Pietra Perduca è più piccola come dimensioni, sembra il figlio minore delle due, ma l’atmosfera è davvero magica e sembra quasi avvolgerti anche salendo perchè la silhouette di queste due pietre ci accompagnano quasi fossero fedeli e indissolubili compagni di viaggio.
Se la osserviamo alle spalle della Pietra Perduca, appare adagiata un pianoro ai piedi del masso, una chiesetta che risale al X secolo al fianco delle quali compaiono due vasche quadrate denominate i letti dei santi. 
Si pensa che fossero già esistenti nell’epoca del Bronzo. 
Uno degli aspetti più affascinanti che le vasche immerse in luoghi naturali di grande fascino sono ricche di tritoni crestati, anfibi rari e ottimi bio-indicatori ambientali. La loro presenza ci conferma la qualità dell’ambiente. La gente del posto poi ha aggiunto alcune curiosità che rendono magico questo luogo, infatti si narra che qui l’acqua non evapori e non ghiacci neppure negli inverni più glaciali. Addirittura si dice che immergendosi le donne divenivano più fertili. detti popolari, leggende o magie del luogo? Quel che è certo è che questo luogo è davvero intriso di magici influssi, che condizionano il nostro viaggio di scoperta.
Ma la Pietra Perduca, che si può raggiungere con una breve passeggiata a piedi lasciando la moto sulla strada è un vero luogo mistico.
La Pietra Perduca (ph. Motostoryteller)
Nell’interno della chiesetta, dedicata a Sant’Anna è conservata una reliquia, una pietra nella quale, si dice, sia impressa l’impronta del piede della Madonna.
Non meno affascinante e certamente più imponente è la Pietra Parcellara, che sembra una gemma incastonata su un tappeto di colline dolcemente sinuose. 
Del resto la cima di questo masso erratico raggiunge gli 836 m., imponente, quasi irriverente, rispetto al ondulato territorio circostante.
Questo comprensorio è stato da sempre oggetto di culti pre-cristiani, divenendo un vero epicentro della sacralità piacentina e non solo.
Sono noti insediamenti pagani legati a culti celto-liguri risalenti al IV secolo a.C. dedicati alle dea Minerva. Proprio la chiesetta di Sant’Anna, si ritiene sia stata edificata sui resti di un tempio pagano dedicato alla venerazione di Minerva.
La Pietra Parcellara, così imponente aveva proprietà tanto miracolose che si pensava dal suo interno sgorgasse un “acqua marcia” che i monaci di Bobbio, usavano come rimedio contro la peste in epoca medioevale.
Dal punto di vista faunistico questo posto è vero eden. Ed anche in questo mio tragitto ho potuto ammirare alcune specie ornitiche interessanti come il Gheppio, il picchio verde, il picchio rosso maggiore, la ghiandaia e la poiana. In questa stagione sono abbondanti gli scriccioli, uno degli uccelli più piccoli del Continente se pensiamo che il suo peso non raggiunge i 5 grammi! Ma nonostante le dimensioni davvero minuscole è un’autentico concentrato di energia e vitalità.
Lo scricciolo il più piccolo uccello d'Europa e della ricca avifauna di questo comprensorio (ph. Motostoryteller)
Ma del resto di lavoro faccio la guida ambientale è una mia deriva professionale fare birdwatching pressoché ovunque! Anzi magari in futuro si potrebbero organizzare moto-tour naturalistici! 
Torniamo al nastro d’asfalto che ci condurrà in questo tramonto tra le pietre erratiche piacentine. 
Prendendo la stradina (dopo Travo) che conduce verso il basso si raggiunge il piccolo centro di Vei dove troviamo una bella chiesa. 
Una bella chiesa lungo il percorso con targhe di commemorazione ai caduti nelle due grandi guerre (ph. Motostoryteller)
La strada si inerpica dolcemente con curve e percorsi sinuosi che sono piacevolissimi da percorrere. In questa stagione è davvero insolito, in un inverno normale il ghiaccio o la neve renderebbero difficoltoso e pericoloso il passaggio, ma quest’anno è davvero bello, con temperature accettabili, tanto che la decisione di sfilare su queste strade al tramonto (in dicembre) ci rende paesaggi davvero magici, esclusivi.
La luce del tramonto avvolge la MT Yellow extreme (ph. Motostoryteller)
Ad un certo punto ai piedi della Pietra Perduca, la strada asfaltata termina nel cuore di un complesso di case di campagna, un piccolo borgo dove un giovane biker infangato mi consiglia di non proseguire. Gli stivali da cross e il fango che lo adorna mi fanno capire che nelle sue vene scorre sangue off road!
Testualmente mi consiglia:  “con questa moto, non riesci ad arrivare alla Pietra!”
E’ chiaro ci vorrebbe un’enduro. Mi arrendo, ma se questo versante, mi ragala emozioni ancora più belli gli scenari della strada che conduce alla Località La Pietra.
Si torna indietro e poco prima di rientrare a Travo imbocco la strada in salita, il bivio che avevo trovato all’inizio.
Svolta a sinistra e la strada si inerpica con un tratto ripido, con due curve a gomito davvero secche, belle da fare in moto (attente perchè dovete stare stretti, se viene giù una macchina la strada è stretta) ma con un pizzico di prudenza.
Proseguo in salita ma la strada ora è larga e si sale dolcemente. 
La Pietra Parcellara si avvicina, come un gigante buono che pare tenderci la mano, mentre la MT07 passa di curva in curva i falsopiani che conducono fino a Bobbiano. 
Paesino meraviglioso, la luce non è buona per fare delle belle foto alla chiesa romanica, ma ci tornerò in primavera per un altro mototour e fare delle foto che renderanno giustizia. 
La chiesa romanica è splendida, maestosa nell’accoglierci in Bobbiano. Un borgo dove le case in pietra ci portano indietro nel tempo.
Subito dopo Bobbiano, la strada ci mostra sulla sinistra la Pietra Perduca e davanti a noi il promontorio si apre sulla regale e maestosa  Parcellara.
Ma proprio davanti a noi, su uno sperone di roccia ecco la sagoma che si taglia imperiosa del torrione di Bobbiano. 
la MT07 e il Torrione di Bobbiano (ph. Motostoryteller)
Uno dei luoghi del cuore FAI, questo torrione non se la passa benissimo, andrebbe recuperato, ma le sue vestigia ci portano ai tempi in cui in queste valli erano di “moda” i briganti.
In epoca passato, era un vero e proprio castello che risaleva al 1037, feudo della famiglia Malaspina, fu distrutto da Pallavicino nel 1255. 
La torre fu ricostruita dalla famiglia Anguissola, una delle più potenti del piacentino. In seguito, nel ‘500, fu il covo del brigante Bertoletto. 
Il torrione di Bobbiano, tramonto invernale (ph. Motostoryteller)
Una terra che trasuda, storia, misteri, magiche presenze, una natura intatta e paesaggi splendidi che in inverno sembrano ancora più riservati, quasi silenti in attesa di qualcuno che li possa svelare. 
Ecco il compito del vostro Motostoryteller, quasi assolto a cavallo della sua MT07 fiammante dalla luce calda di questo tramonto, dall’insolito sapore natalizio. 
Ultima salita e si arriva finalmente ai piedi della Pietra Parcellara, un paesaggio immenso fatto di crinali che paiono avvolgervi. La strada invoglia a cavalcare ancora su questi dolci pendi, tra queste praterie e boschetti, ma ormai si fa scuro è il momento di tornare.
Ai piedi della Parcellara che raggiunge gli 832 m! (ph. Motostoryteller)
L’invito è a venire a scoprire le pietre perdute del piacentino, emerse dal mantello terrestre centinaia di milioni di anni fa, oggi sono un calamita per chi come me e voi ama l’avventura, la scoperta e la voglia di percorrere itinerari insoliti. 
Intreccio dei crinali dalla Parcellara al tramonto (ph. Motostoryteller)
Ci tornerò a primavera, ma finché questo inverno giocherà a fare l’autunno, queste strade possono ancora portarvi alla ricerca della Pietra Perduca, come novelli Indiana Jones su due ruote, con un casco al posto del cappello a falde larghe del mitico Harrison Ford.
L’avventura continua..
Non mi resta che invitarvi a seguirmi e se volete segnalarmi storie di moto e motociclisti degne di essere raccontate sono qui pronto ad ascoltarvi e magari ad incontrarci per tirarci fuori una storia. Scrivimi qui. 
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Buona strada!




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